domenica 29 marzo 2015

Effetto Rebound. 11 parole per superare i momenti difficili.

E’ ora di smetterla di lamentarsi! Di piangersi addosso, di sentirsi vittime incolpevoli in un universo crudele. Basta col dare la colpa per i nostri guai agli altri, al partner, al professore, alla mamma, alla vicina di casa.

Finiamola con il sentirci incapaci, maltrattati, vessati, offesi, colpiti, ignorati. E amareggiati anche.

Se tutto questo ci succede da più di una settimana allora vuol dire che è arrivato il momento di fermarsi, di fare qualche riflessione … e di prendere la vita nelle nostre mani. Dunque, da dove partire? Da noi, ovviamente! Quando i miei figli erano piccoli – ma lo faccio ancora adesso – se venivano da me piagnucolando a lamentarsi per qualche intoppo, io li facevo sedere e cominciavo con le domande: cosa hai fatto che non avresti dovuto fare? e ancoracosa non hai fatto che avresti potuto fare? Sembrano domande banali, e forse lo sono anche, ma molte volte sta nella banalità la soluzione di problemi che noi percepiamo come complessi.

Allora proviamo a fare questo esperimento, e facciamolo seriamente.

Quando ci troviamo nei guai fermiamo il mondo, per un attimo, e facciamoci queste due semplici domande. Non avete idea di quanti spunti e quante verità emergeranno. E’ da lì che  potremo ripartire per comprendere meglio dove stiamo andando e come lo stiamo facendo. Niente bugie con noi stessi e nessun tentativo di trovare delle scuse per non sentirci in colpa, per non perdere la faccia, per non voler affrontare, a viso aperto, le nostre fragilità. E’ un percorso duro e impegnativo, a volte, altre liberatorio, e solo chi non vuole restare ingabbiato nelle dinamiche consolidate lo potrà intraprendere con coraggio e fiducia nella propria capacità di crescita, di evoluzione, di cambiamento.

Non dimentichiamo mai che il nostro comportamento, come ci muoviamo nel mondo, quello che diciamo e perfino quello che pensiamo ha il potentissimo effetto di forgiare la realtà nella quale viviamo. Io lo chiamo effetto rebound. Gravissimo è l’errore di sottovalutarlo.

Ecco le 10 parole chiave per vivere meglio e affrontare i momenti difficili:

Attenzione: il mondo non è un bosco fatato ma una foresta piena di insidie e di meravigliose opportunità. Dobbiamo allenare la consapevolezza per diventare attenti a ciò che ci circonda. “Nella vita la leggerezza aiuta, la superficialità no.” (C. Chiominto) 

Lucidità: Imparare a tenere dritte le antenne, discriminare ciò che è funzionale per il nostro “essere” da ciò che non lo è, non agire d’impulso e non fare scelte emotive, riflettere, studiare.

OnestàPotersi guardare allo specchio con benevolenza e camminare per la strada a testa alta ha l’impareggiabile effetto di renderci puliti dentro, forti, liberi e non ricattabili.

Autodifesa: Proteggersi è un diritto. E un dovere. Sempre. Chi non sa difendere se stesso non potrà difendere nessun altro.

Tolleranza: Non tutte le sofferenze sono uguali. Non lo sono le situazioni né le persone. Dunque giudicare da quello che vediamo è un grave errore. La realtà è ciò che percepiamo attraverso il filtro dei nostri nostri occhi. Così esistono tante realtà. Ognuna vera per chi la guarda. 

Sensibilità: C’è un modo infallibile per sapere se ciò che stiamo facendo è giusto o no: il segnale sta nella pancia. Se senti un buco nello stomaco qualcosa o qualcuno sta minacciando la tua integrità. O stai per commettere un atto autolesivo. Tienilo presente.

Silenzio: E’ la straordinaria capacità di “stare dentro” e rimanere in ascolto. Dal silenzio nascono le idee, le soluzioni, le intuizioni. Chi non sa stare in silenzio perde la possibilità di solcare uno spazio pieno di meraviglie dove poter attingere ciò che serve per vivere in pace.

Pazienza: Una dote da non sottovalutare. La fretta, il protagonismo, il bisogno di produrre e di essere sempre in prima fila ci derubano di quella inclinazione all’ascolto – di sé e degli altri – che riconosce al tempo la grande possibilità di sanare, di redimere, di guarire, di riequilibrare, di illuminare il pacoscenico della vita o di chiudere il sipario quando la scena deve finire.  

Condivisione: Viviamo il dramma della solitudine perché temiamo di venir depredati e non abbiamo capito che condividere ciò che abbiamo costruito nel tempo, soprattutto le competenze e le abilità, ci rende più ricchi e meno soli, che l’unione fa la forza, che quattro occhi vedono meglio di due e che nulla ci appartiene veramente poiché quando ce ne andremo saremo tutti ugualmente nudi.

Gentilezza: Forse ci dimentichiamo troppo spesso che, nella maggior parte dei casi, i problemi di relazione sono scatenati dal modo in cui comunichiamo, non dagli argomenti che proponiamo. Coltivare la gentilezza ha un effetto straordinariamente potente, attiva i neuroni specchio, induce alla pacatezza, alla riflessione, al cambiamento. Provare per credere!

Umiltà: Siamo solo una piccola bolla di energia in transito sul pianeta Terra. Ognuno percorra la sua strada con la consapevolezza di essere una goccia nell’oceano che può dare solo ciò che sa e ricevere ciò di cui ha bisogno. 

Molte cose dipendono da noi. Più di quelle che pensiamo. Ma ignorarlo ci offre un buon motivo per sentirci vittime anziché responsabili. Siamo delicati come le ali di una farfalla, meravigliosi esseri perfetti, forti e fragili contemporaneamente, mossi dal vento e illuminati dal sole per un periodo troppo breve per permetterci di perdere tempo o di impiegarlo in azioni sterili, senza vita e senza creatività.

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